“E’ facile essere felici in Sicilia, ma è un’operazione che richiede un’adattamento biologico oltre che culturale. Bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera siciliana.”
Francine Prose
In Sicilia il tempo più prezioso è quello dedicato alla tavola. Esiste, nei siciliani, un sentimento antico e profondo legato al mangiar bene, più che come comportamento perpetuato nella quotidianità, lo adorna una sorta di sacralità rituale. Nei gesti legati ai pasti ci sono racchiusi i profumi e i colori, che scandiscono come un metronomo il ritmo della vita. E nel convivio risiede la più alta idea di famiglia.
Alicant e il capretto al forno
L’Alicant è realizzato con uve cabernet sauvignon. Vitigno che, seppur non propriamente originario dell’isola, si è ben adattato ai suoli e ai climi nel corso degli anni.
Dalla Francia e, soprattutto, dalla regione di Bordeaux arrivano i migliori e più pregiati esempi di cabernet sauvignon, nato dall’incrocio tra cabernet franc e sauvignon blanc.
Oggi, presente nella maggior parte degli areali di più alta vocazione vinicola del mondo, compresa l’Italia che gli dedica ben 14mila ettari e la Sicilia con i suoi 1480 ettari.
Il nostro cabernet sauvignon cresce nelle zone dell’entroterra, in provincia di Caltanissetta. Un manto collinare situato a circa 300 mt s.l.m. dove le estati sono calde e gli inverni per lo più miti e poco piovosi. I terreni bruni sono ricchi di argille e calcare favorendo un buon drenaggio e donando ai vini straordinaria ricchezza olfattiva e gustativa.
Le uve, vendemmiate sul finire di settembre, sostano in legno di rovere francese (barriques nuove per il 30%) per almeno un anno e altrettanto affinamento anche in bottiglia.
Il risultato è un vino dal colore rubino intenso, quasi inchiostro, che attira subito alla beva anche grazie alla grande intensità dei profumi come ciliegia e ribes, more e mirtilli, sostenuti da una vena speziata ed erbacea. Cannella, vaniglia e pepe nero, macchia mediterranea, foglia di pomodoro e menta. Con l’evoluzione non mancano le note eteree di erbe medicinali e la frutta sotto spirito, con ricordi di liquirizia. Al palato si presenta avvolgente e la sensazione calorica ben bilancia la decisa trama tannica. L’assaggio è lungo e potente.
Passa a pieni voti anche la prova del tempo dimostrando una straordinaria tenuta, che oltrepassa il decennio. Le note odorose diventano più complesse e profonde e al gusto si piega verso sensazioni di irresistibile morbidezza e rotondità.
A un vino così carico di sapori e profumi abbiniamo un piatto della tradizione che ci riporta agli ultimi freddi della stagione invernale e secondo le usanze consumato proprio nel periodo pasquale. Il capretto al forno (la cui carne è molto simile all’agnello).
Da nord a sud, lungo tutto l’Appennino troviamo prelibate ricette che lo vedono come protagonista. Dalla Liguria alla Toscana, dall’Abruzzo all’Umbria, passando per le isole principali, Sicilia e Sardegna. Arricchito con spezie ed erbe aromatiche, è un piatto che si tramanda di generazione in generazione da secoli.
In Sicilia, tra le dominazioni che ne hanno segnato la storia, va assolutamente ricordato il passaggio del popolo ebraico che dal I sec. D.C. fino al V ha abitato le nostre terre.
A loro dobbiamo molto del patrimonio culinario che tutt’oggi compone la ricchezza gastronomica della nostra tavola. Tra cui proprio il capretto o, in alternativa, l’agnello. Riconosciuto come simbolo della liberazione di Israele dalla schiavitù egiziana, mediante il suo sacrificio.
La carne di capretto necessità di cotture lunghe e a basse temperature.
Vi proponiamo la ricetta perfetta per la Pasqua.
Capretto al forno: la ricetta tradizionale
Ingredienti:
- 1 kg di carne di capretto
- 1 bottiglia di vino bianco o rosso (in Sicilia viene spesso utilizzato il rosso)
- 2 spicchi d’aglio (in Sicilia spesso sostituito con la cipolla)
- 3 foglie di alloro
- 500 gr di patate a pasta gialla
- 50 gr di olio EVO
- Rosmarino
- Sale q.b.
Preparazione:
Mettere la carne di capretto a marinare la sera prima con vino bianco (o rosso), l’aglio (o cipolla), l’alloro, il rosmarino.
Il giorno dopo togliere il capretto dalla marinatura e rosolare in una pentola con l’olio e il rosmarino per circa 15 min. a fiamma moderata.
Sbucciare e tagliare le patate a pezzi e tagliare le cipolle finemente.
Scaldare il forno a 180°C.
Adagiare il capretto su una teglia unta di olio e unire le patate, le cipolle e sale.
Infornare per circa 1 ora e mezza.
Aggiungere vino o brodo vegetale durante la cottura se dovesse asciugarsi troppo.
Servire con le patate e il fondo di cottura.